L’Italia del football resta ai margini del calcio mondiale più evoluto. L’analisi.

Quei due rigori sbagliati da Jorginho? Adesso non serve recriminare! Le condizioni di forma precaria di Barella, Insigne e dello stesso Jorginho? Ora non vale la pena parlarne! La difficoltà di Immobile di fare gol in Nazionale? Una cosa risaputa! L’importanza di rifondare il Sistema Calcio Italiano? Sì, di quello è sempre bene parlarne perché è il fulcro della Caporetto evidenziata nella partita di Play Off contro la Macedonia, match che avrebbe potuto portarci alla sfida decisiva contro il Portogallo per accedere ai prossimi mondiali in Qatar.

All’indomani di questa ennesima delusione della Nazionale Italiana, ci si accorge come tutto resti di fatto fermo alle critiche e a quel sollevare idee riparatrici per migliorare ciò che si è sbagliato. E invece siamo qui a scrivere ciò che avevamo già messo in causa fin dalla prima cocente eliminazione del 2018 contro la Svezia. Bene, da allora si disse che si doveva ricominciare a costruire una Nazionale che non aveva più gioco, stimoli e credibilità pensando che bastava porre tecnicamente degli accorgimenti sul rettangolo verde attraverso nuovi giocatori e, soprattutto, attraverso il nuovo C.T. Mancini. Una pia illusione, perché se è vero che dal punto di vista dell’entusiasmo perduto verso la Nazionale, si sono fatti passi avanti, è altresì vero che è rimasta miope e incompiuta la cosa più importante: rivedere tutto il sistema calcio italiano. E’ stato come lasciare la polvere sotto il tappeto e questi sono i risultati. Sì, perché è proprio questo il focus del nostro calcio che ha toccato il livello più basso, sia a livello europeo sia mondiale. Dare tutte le colpe a Mancini per questa Caporetto del pallone azzurro è ingiusto, proprio perché alla base di questa ennesima e cocente delusione della nostra Nazionale è dovuto a stipendi troppo alti rispetto al valore e al rendimento, poca cultura calcistica e quell’assoluto ignorare il problema che nasce soprattutto dalla non valorizzazione dei settori giovanili. C’è poi la diatriba eterna posta tra i club professionistici e la F.I.G.C. nella mancanza di collaborazione per il bene della Nazionale. Le società di calcio, infatti, tendono a guardare i propri interessi economici nel non dare il proprio assenso nelle varie interruzioni del Campionato per agevolare la preparazione della Nazionale. La paura che i propri calciatori tesserati possano incorrere in seri infortuni, diventa poi un ostacolo quasi insormontabile.

Dunque, c’è tutta una serie di problematiche attorno a questa nostra Nazionale di calcio che non sono state mai risolte. A onor del vero, il Presidente Gravina questo problema non indifferente l’ha ripetuto più volte anche in tempi non sospetti, tuttavia, nulla è cambiato nello scenario calcistico italiano a livello di cambiamento di un sistema davvero penalizzante. C’è dunque un limite a tutto, anche ai tanti calciatori stranieri di non eccelsa caratura tecnica che penalizzano i giovani calciatori italiani provenienti dai vari settori giovanili. E adesso che assistiamo all’ennesima delusione maturata contro una quasi sconosciuta Macedonia del Nord che ha posto in lacrime giocatori, accompagnatori e tifosi italiani, si ritorna a parlare sempre dello stesso problema, quasi che essere stati campioni d’Europa la scorsa estate avesse per magia risolto tutti i problemi esistenti. E così si è passati dal toccare il cielo con le dita all’oblio di quella realtà del pallone italiano che, in questa situazione, non ci consente di fare voli pindarici. E adesso? Adesso si ricomincia parlando di un probabile addio di Mancini con Cannavaro che avrebbe come direttore tecnico Marcello Lippi o anche – così si dice – di Carletto Ancelotti unico C.T. Ma ripetiamo che il problema vero di questa Nazionale non sta in questi termini ma nel dare forza a nuovi stadi, ai vivai, alle scuole per i tecnici partendo proprio dai giovani, dai bambini che amano rincorrere quel pallone che resta un sogno proibito anche a causa di quel sistema sbagliato cui facevamo cenno pocanzi. Purtroppo, ne siamo sicuri, di tutto ciò non se ne farà nulla! Troppi lauti stipendi ai calciatori, troppa fretta di vincere da parte delle società – aziende calcio – che non intendono perdere sui vari investimenti di grande portata, che talora sono anche manipolati in certi bilanci contabili. Ci si ravveda in fretta con i fatti per non continuare a piangere sul latte versato.

Salvino Cavallaro

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