L’attrice Annalisa Insardà recita il testo di Salvino Cavallaro, intitolato: “A Torino, la mia seconda città”.

Eravamo appena usciti dal tormentoso lockdown e in quel periodo di particolare fragilità sociale, ho scritto di getto questo testo che è la dimostrazione di affetto verso una Torino che ancora ringrazio per avermi accettato fin da bambino, esattamente da quel giorno in cui papà, carabiniere, fu trasferito a Torino portando con sé tutta la famiglia. Fu l’inizio di una storia come tante che ancora oggi non dimentico. Così, proprio in quel periodo di sofferenza da pandemia Covid, ho rivisto una Torino colpita nell’anima e non ho fatto altro che scrivere ciò che provavo in quel momento. E un giorno, per dare una maggiore forza di gratitudine A Torino, la mia seconda città”, ho chiesto di recitare il mio testo all’attrice calabrese Annalisa Insardà, l’interprete di Doc – Nelle tue mani –“ che ringrazio ancora per la sua disponibilità. Detto questo aggiungo qualche nota sulla sua carriera artistica.

Il teatro mi ha partorita. Il teatro mi svuota ogni volta che mi tiene su quelle tavole. Fa tutto quello che vuole. Io guardo e lascio fare, anche quando fa male. Come un dottore che per sistemare un osso ti provoca un indicibile dolore. Ma poi l’osso è a posto e tu sei in piedi”. A parlare è l’attrice Annalisa Insardàcalabrese di nascita che mette sempre in evidenza la sua anima nel manifestare un’arte che è connaturata con il suo essere. E’ un po’ come dire che certe peculiarità umane e professionali nascono con te e poi vengono affinate attraverso la passione, l’esperienza e la maturazione personale. Più volte nel corso degli anni ci siamo occupati della carriera artistica di Annalisa Insardà anche attraverso interviste intimiste, capaci di scavare il senso dell’esistenza e del significato di credere fermamente in ciò che si fa. Ebbene, tutte le volte ho colto in lei il tratto di un personaggio interessante, da scoprire, da leggere come un libro in cui il voltar delle pagine ti fa sempre scoprire qualcosa di nuovo, di significativo sul valore dell’artista ma soprattutto della persona. Nascere al Sud non è una condanna, ma una risorsa. Noi calabresi, per esempio, non siamo persone qualsiasi, ma uomini e donne che vivono in una terra compresa tra l’Etna (tremila metri di fuoco sopra il livello del mare) e il Marsili (tremila metri sotto il livello del mare). Questo fuoco si sente tutto. E’ pneumatico. Una compressione tangibile che inevitabilmente tempra. Quindi nascere al Sud è una benedizione. Poi, invece, venire dal Sud è molto più articolato, ma questa è un’altra storia”. Ecco, da queste chiare e significative parole si evince la vera natura di una persona orgogliosa delle proprie radici. E adesso ascoltiamo la sua interpretazione del mio testo.

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Salvino Cavallaro

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