Confesso di avere letto soltanto le prime 29 pagine del libro di Giulia Muscatelli edito da Nottetempo – che di pagine ne contiene 198 – tuttavia, devo dire con assoluta sincerità, di avere provato una particolare emozione nello scorrere le righe di una narrazione che mi ha visto testimone di quanto la scrittrice mette in evidenza. La tragica morte di papà Domenico Muscatelli è stato un fulmine a ciel sereno. Direttore del Piemonte Sportivo, il giornale che mi ha visto collaborare in qualità di “apprendista” giornalista ai primordi di un percorso professionale che poi si sarebbe dipanato tra tante sfaccettature, è stata per me una palestra di vita molto importante. Ricordo ancora come fosse oggi quella tragica morte del direttore di giovane età ai bordi dell’autostrada proveniente da Piacenza, allorquando un Tir prese in pieno l’auto e il conducente che si era fermato ai bordi della strada in attesa dell’arrivo del soccorso ACI. Era il 9 marzo 2000, Giulia aveva solo 11 anni e visse il suo dramma accanto alla mamma. Partecipai al dolore come tante altre persone e poi intervistai anche mamma e figlia, prima in uno studio discografico in una intervista audio che ancora conservo gelosamente e poi, grazie alla mia collaborazione con Rete 7 di Torino, andai con un cameraman a casa sua per un ricordo televisivo di papà Domenico. C’era tanto affetto in quello che facevo in ricordo del direttore Muscatelli con il quale avevo anche intrecciato un’ottima amicizia e riscontrato tante difficoltà caratteriali, talora anche esplosive anche nelle sue relazioni sociali. Ma Domenico Muscatelli era fondamentalmente un buono che aveva bisogno di essere preso in un certo modo. “A mia madre” così si legge in apertura del libro. Una dedica eloquente di forte complicità e intensa unione nella cattiva sorte contro un destino capace di rivoluzionare in pochi attimi una vita. E’ l’ineluttabilità, è ciò che mai pensi ti possa accadere, e quando accade ti trovi impreparato a sostenere l’esame di come continuare a vivere. Da quanto si evince tra le varie recensioni del libro intitolato “Balena”, l’autrice Giulia Muscatelli riesce a far dialogare il passato con il recente, alternando racconto e riflessione. La sua scrittura è semplice, lineare, attenta, meticolosa a descrivere quei particolari che non tralascia mai, anche se apparentemente sembrerebbero appunti da rivedere senza impegno. Da questo libro traspare chiaramente il carattere dell’autrice e la sua fermezza nel volere scrivere un testo carico di coraggio e di speranza, mentre rifiuta le facili consolazioni. In questo tratto rivedo l’orgoglio di papà Domenico, la forza determinante di uscire fuori in ogni occasione a testa alta e senza essere compatiti da nessuno. La morte improvvisa di un genitore, dunque, è una perdita troppo difficile da sostenere per una bimba di 11 anni, così Giulia inizia a colmare quel vuoto enorme con il cibo. Un modo come un altro per far posto dentro la sua pelle dilatata a suo padre che non c’è più, assumendone quasi le sue sembianze di uomo grosso, gigante, enorme. Il peso di Giulia aumenta a vista d’occhio e sale fino ad arrivare a 96 chili. Intanto nella sua vita comincia a crescere il rifiuto di sé, la vergogna, il senso di colpa e la voglia di nascondersi. Così arriva pure il bullismo dei compagni e di qualche insegnante che la umiliano persino nel nome che l’avvicinano a una Balena e le rendono la vita difficile, anzi impossibile. Poi, grazie alla mamma, Giulia cambierà ancora e troverà una nuova consapevolezza, un nuovo equilibrio.
Un libro, dunque, tutto da leggere per riflettere, per emozionarsi, per condividerne momenti di vita e percorsi umani capaci di coinvolgere empaticamente il lettore. Giulia Muscatelli è nata a Torino nel 1989. Oggi si occupa di progetti di comunicazione per le aziende, di archivi e musei d’impresa. E’ consulente presso la direzione creativa e artistica di alcuni centri culturali della sua città. Scrive articoli di approfondimento per alcune testate. “Balena” è il suo primo libro, ma, sono sicuro, altri ne scriverà con successo.
Salvino Cavallaro