E’ certamente raro vedere piangere un pontefice nel momento della sua pubblica preghiera. Eppure Francesco l’ha fatto davanti alle telecamere che lo riprendevano in Piazza di Spagna a Roma ai piedi dell’Immacolata. Come tanti altri 8 dicembre, festa dell’Immacolata Concezione, non è mancato il suo accorato prostrarsi davanti alla Vergine Maria. Ma questa volta è stato diverso, perché differenti erano le preghiere che toccavano il cuore. Un’invocazione, una supplica di pace per l’Ucraina e per il suo popolo così martoriato, “ Ti porto i sorrisi dei bambini, ti porto la gratitudine degli anziani e dei vecchi, ti porto le preoccupazioni delle famiglie, ti porto i sogni e le ansie dei giovani e oggi avrei voluto portarti anche il ringraziamento del popolo ucraino…”, ed è qui che Papa Francesco si ferma, non riesce più ad andare avanti e piange. Seguono lunghi e interminabili secondi di silenzio interrotto soltanto da un accorato applauso della gente accorsa ad ascoltare la preghiera e la deposizione dei fiori all’Immacolata Concezione. “….il popolo ucraino, per la pace che da tempo chiediamo al Signore. Invece, devo presentarti ancora la supplica dei bambini, degli anziani, dei padri e delle madri, dei giovani di quella terra martoriata. Ma in realtà noi tutti sappiamo che tu sei con loro e con tutti i sofferenti, così come fosti accanto alla Croce del tuo Figlio. Grazie, Madre nostra. Guardando a te, che sei senza peccato, possiamo continuare a credere e sperare che sull’odio vinca l’amore…….”. Parole profonde che riepilogano un testo che lo stesso Bergoglio ha voluto scrivere di suo pugno dettato dal cuore, dalla sua anima, dal suo cervello. Sì, proprio Papa Francesco che ci ha abituato a essere partecipi ai suoi messaggi forti, capaci di mettere in evidenza l’espressione di una Fede Cristiana che si manifesta tra emozione e razionalità, tra sentimento e logiche dettate dal cervello. Noi pensiamo che questa particolare e accorata supplica per la pace, sia l’espressione più vera che Francesco abbia dato al mondo, il quale troppe volte sovrappone gli interessi politici alla grandezza della vita e alla sua unicità. E’ la profondità filosofica di questo nostro grande Papa tutto sentimento umano, forza di Fede Cristiana che manifesta in ogni circostanza al cospetto dei potenti della terra, sempre così presi nelle diatribe, purtroppo non solo verbali, che scaturiscono nelle lotte fratricide e producono soltanto morte e odio a discapito dei popoli che pagano con il sangue la propria vita. Corsi e ricorsi storici che ci fanno periodicamente riflettere sull’incapacità di negoziare una pace che non è solo l’emozione di un momento dettato dal sentimento, ma è più specificatamente frutto di una razionalità che scaturisce dalla ragione. “Sull’odio vinca l’amore e sulla guerra vinca la pace”, invoca Papa Francesco alla Vergine Maria. Lo si ascolti, perché le sue lacrime versate sono il frutto della sofferenza del popolo ucraino.
Salvino Cavallaro