Il mondo del giornalismo piange la morte di Maurizio Costanzo

Con la morte di ogni essere umano si chiude il percorso della vita terrena. Ma ciò che la morte non può cancellare è la sua storia, gli step di ciò che ha saputo costruire nel bene e nel male della sua professione, oltre quello che ha fatto a livello umano. Maurizio Costanzo è morto in uno dei tanti venerdì dei suoi 84 anni di vita vissuta. E’ stato uno dei più celebri conduttori televisivi italianioltreché giornalista, sceneggiatore e autore di canzoni. Con quasi 50 anni di carriera in Rai e in Mediaset contribuì a portare in Italia il format del Talk Show, specie con il suo più longevo programma intitolato Maurizio Costanzo Show andato in onda fin dal 1982 con soltanto poche interruzioni. Ma più che narrare della sua vita privata, delle sue quattro mogli e dei vari gossip che ronzano sempre tra i personaggi più illustri del mondo dell’arte, ci piace parlare del giornalista, del maestro dell’intervista che ci ha insegnato come la migliore domanda del giornalista sia data proprio dall’ascolto del proprio interlocutore. Sì, perché l’intervista è quella branca professionale del giornalismo fatto in televisione o sulla carta stampata, che maggiormente ti impegna e ti rende particolarmente curioso nell’entrare dentro l’anima di chi ti sta di fronte. Ma le interviste fatte in tanti anni di carriera da Maurizio Costanzo nei vari salotti televisivi, hanno avuto sempre il marchio personale del giornalista mai avvezzo nel risultare aziendalista e talora pure “ruffiano”, mettendo invece in primo piano la qualità del professionista preparato anche a fare domande scomode ma capaci di scoprire i tanti personaggi intervistati. Dagli attori, ai politici, dai cantanti ai tanti personaggi che si racchiudono nel vasto mondo dell’arte, Maurizio Costanzo era la garanzia giornalistica di un presentatore che in televisione era atteso da tutti anche nell’ultima fascia oraria. E quando il suo salotto pieno di ospiti di spicco spesso si caricava di toni accesi a causa di idee discordanti, ecco che il Maurizio Costanzo nella sua veste di padrone di casa, dava la sua “bacchettata” dicendo: bboni, state bboniiii”. Un classico dialettale romanesco che dava anche un tocco di personalità capace di identificare anche la radice dell’uomo, del professionista, del giornalista che è stato anche autore di canzoni come quel Se telefonando scritta assieme a Ghigo De Chiara, che nel 1966 è diventato il cavallo di battaglia di Mina, la grande interprete della canzone italiana. Nato a Roma il 28 agosto 1938, Maurizio Costanzo ha iniziato come cronista di Paese Sera nel 1956. Poi tanti piccoli passi lo hanno portato in televisione dove dal 1976 al 1978 condusse “”Bontà loro”. Fu l’inizio di un progetto televisivo che lo spinsero al successo in una serie di salotti in cui ci si dava appuntamento al Teatro Parioli di Roma, lo storico palco che è stato testimone di tanti innumerevoli incontri. E’ stato l’inventore del “Salotto mediatico”, dove l’intervista ha sempre avuto il sapore principe di un qualcosa di speciale. Pagine indelebili della storia della TV che sono state scritte per narrare il costume di un’Italia raccontata dai suoi protagonisti. E così per Enrico Brignano, Enzo Iachetti, Vittorio Sgarbi, Giampiero Mughini e tanti altri personaggi, quel salotto mediatico ha rappresentato il trampolino di lancio della propria carriera artistica. Ma nell’impegno giornalistico di Maurizio Costanzo c’è stata anche la lotta contro la mafia che ha sempre evidenziato soprattutto nella sua dichiarata amicizia con Falcone, spesso ospite dei suoi programmi. Una lotta che le poteva essere fatale, allorquando proprio nei pressi del Teatro Parioli di Roma gli fu organizzato un attentato che fortunatamente andò fallito. E oggi che non c’è più, possiamo dire senza ombra di dubbio che il suo insegnamento di giornalista prestato al mondo dell’arte ha dato frutti incredibili di capacità professionali non comuni. Quella di Maurizio Costanzo è una storia scritta per dare l’esempio significativo di un giornalismo senza tempo, in cui l’intervista si è materializzata nella cultura e nello spettacolo di tanti talk show proseguiti da altri personaggi, ma non con la stessa qualità professionale.

Salvino Cavallaro            

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