LA RIVOLUZIONE INIZIA DELL’EDUCAZIONE.

Alla luce di quanto avvenuto a Palermo, dove una ragazza di diciannove anni è stata brutalmente violentata da un gruppo di sette ragazzi tra i diciotto e i ventidue anni, c’è bisogno di fare una riflessione collettiva.
Ci sarebbero tante cose da dire, ma vorrei cominciare facendo un piccolo passo indietro nel tempo, quando Giulia Tramontano, incinta di sette mesi, fu uccisa dal suo ragazzo Alessandro Impagnatiello. In quel periodo”La Stampa” pubblicò un tweet, che citava testualmente:
“Al paese serve un’opera di educazione profonda: dobbiamo insegnare le ragazze a salvarsi”.
Questa frase rispecchia perfettamente il problema del maschilismo radicato nella nostra società: non devono essere gli uomini ad educarsi ma devono essere le donne a dover essere in grado di “salvarsi”, sono le donne che devono imparare a difendersi.
Dobbiamo essere noi ad adattarci insomma, e così con una sola frase hanno giustificato tutti i comportamenti malati e sbagliati da parte degli uomini. Come dire che siccome loro non sanno controllarsi allora dobbiamo essere noi ad adeguarci alle conseguenze delle loro azioni, perpetuando un ciclo di tolleranza che non fa altro che prolungare comportamenti dannosi e irresponsabili. Questo inoltre alimenta pure un senso di colpa, perché la responsabilità ricade su di te e non sulla persona che ha compiuto quel gesto, perché saresti dovuta essere tu a dover capire le loro intenzioni: quello stesso identico senso di colpa che moltissime donne provano dopo una violenza, quella vergogna e quell’imbarazzo che non dovrebbe esistere ma che purtroppo è lì, perché c’è stata inculcata. Esattamente, questa mentalità perpetua una società sbilanciata e ingravida le spalle delle donne con il peso delle azioni altrui: invece di promuovere una cultura di rispetto reciproco e responsabilità individuale, essa rafforza gli stereotipi di genere nocivi e le disuguaglianze. E questo è il risultato di una società che spesso punisce le vittime anziché i responsabili.
E purtroppo ne abbiamo di svariati esempi in cui possiamo dire che è così anche da parte delle istituzioni, che continuano a svalutare questi comportamenti e i continui femminicidi sempre più numerosi, non dando quasi mai pene adeguate o trattando questi casi con la serietà che meritano. Questo perpetua un clima in cui l’impunità sembra la norma e le voci delle vittime sono soffocate dalle inefficienze del sistema giuridico. Basti pensare che nel 2021 a Benevento, una donna ha denunciato il marito per maltrattamenti e atti sessuali violenti, spiegando di sentirsi costretta a causa della pressione e della paura di disturbare il figlio. Ma secondo il magistrato «i fatti carnali devono essere ridimensionati nella loro portata» perché ci sono delle volte in cui un uomo «si trova a dover vincere quel minimo di resistenze che ogni donna, nel corso di una relazione stabile e duratura, nella stanchezza delle incombenze quotidiane, tende a esercitare quando un marito tenta un approccio sessuale». Oppure, quando nel 2019 una ragazza venne violentata dentro un bagno di un bar da un suo amico e la corte d’appello nel 2022 lo condannò a soli 2 anni 2 mesi e 20 giorni, affermando che la ragazza aveva creato l’opportunità e dato un “invito a osare” all’uomo. Si legge nella sentenza dei giudici: «Non si può affatto escludere che al ragazzo, la giovane abbia dato delle speranze, facendosi accompagnare in bagno, facendosi porgere i fazzoletti, tenendo la porta socchiusa». O ancora, quando solo qualche giorno fa è arrivata la notizia che a Marzo di quest’anno a Firenze sono stati assolti due ragazzi che nel 2018 avevano violentato una loro compagna di classe perchè, dice il giudice: “Non hanno capito che la ragazza non voleva”. Secondo il gup i ragazzi sono stati “condizionati da un’inammissibile concezione pornografica delle loro relazioni con il genere femminile, forse derivante di un deficit educativo e comunque frutto di una concezione assai distorta del sesso”, e per questo motivo sono stati assolti.
E purtroppo, di questi esempi ce ne sono davvero troppi per poterli elencare tutti qui, ma il punto è sempre uno e uno soltanto ed è che è necessario rieducare sì, bisogna educare o gli uomini, tutti. Certamente questa frase creerà molte polemiche, ma il fatto è proprio di ammettere che è necessario, perché questa società è impregnata e intossicata da quelli che ormai sono concezioni intricate che devono per forza essere sbrogliate, perché è ovvio e palese che c’è qualcosa che non va, a partire dalla cultura del possesso e dello stupro che sono sempre più presenti nella nostra società.
E’ il bisogno di riuscire ad ammettere che purtroppo in un modo o nell’altro gli effetti di una società squilibrata e maschilista si ripercuotono e inconsapevolmente si assorbono e l’assorbiamo anche noi, in maniera differente, in quanto donne. E se questa verità crea qualche disagio bisognerebbe considerare il fatto di poter essere parte del disagio stesso, perché non ci si può più mascherare dietro la frase “Non tutti gli uomini” quando però tutte le donne almeno una volta nella vita hanno subito delle molestie.
Tornando allo stupro avvenuto a Palermo, alcuni hanno definito i sette ragazzi “bestie”, ma, purtroppo, per quanto possano meritare simili aggettivi, la realtà è ben diversa. So che è più semplice etichettarli in questo modo e creare un divario netto tra loro e noi, cercando di allontanarli il più possibile dalla nostra concezione di persone normali. Ma la verità è ben diversa: quei sette ragazzi sono, nella loro essenza, persone comuni.
Sì, so che l’uso dell’aggettivo “normale” può far storcere il naso a molti, e comprendo che sia più confortante pensare altrimenti. Fa paura perché questa è la dura realtà: quei ragazzi sono individui che potresti incontrare ogni giorno per strada, con cui potresti condividere il trasporto pubblico, potrebbero essere tuoi amici, conoscenti o persino parenti. Potrebbero essere quelle persone delle quali non ti aspetteresti mai comportamenti così orribili.
E la cosa è ancora più agghiaciante e fa ancora più riflettere, se pensiamo che il video di quella ragazza che viene picchiata, violentata, brutalizzata, è stato cercato da migliaia di utenti e su Telegram in poche ore si sono formati tre gruppi, due pubblici e uno privato, dove inizialmente si contavano ben 14mila che poi sono aumentati fino a quasi 30mila iscritti. In moltissimi erano addirittura disposti a pagare o a scambiare qualsiasi cosa, pur di vederlo. Per scuotere le fondamenta del nostro mondo, dobbiamo plasmare il futuro attraverso l’educazione delle nuove generazioni. Qui, i genitori giocano un ruolo vitale. Possiedono il potere di foggiare un mondo diverso, a cominciare dalle parole che si usano, dalle frasi che si pronunciano, dai gesti che si compiono. I genitori rappresentano il primo e più potente modello di comportamento per i loro figli, possono insegnare loro a vivere nel mondo con rispetto e gentilezza, contribuendo così a diffondere questi principi ben al di là delle mura domestiche.
Anche le scuole devono essere coinvolte nella formazione di individui consapevoli, rispettosi e informati, pronti ad affrontare il mondo con una visione inclusiva e progressista. I programmi educativi non possono limitarsi a fornire nozioni accademiche, ma devono abbracciare un approccio olistico che coltivi valori umani essenziali. È fondamentale insegnare ai giovani l’importanza del reciproco rispetto, dell’uguaglianza incondizionata tra tutti i sessi e del consenso come fulcro delle interazioni umane.
L’educazione non deve limitarsi a dati tecnici, ma deve alimentare una profonda responsabilità sociale e un impegno attivo per la creazione di una società che promuova il rispetto e la parità. In questo contesto, anche una corretta educazione sessuale svolge un ruolo centrale nell’aiutare i giovani a comprendere e interiorizzare l’importanza del rispetto delle scelte individuali, dell’uguaglianza tra i sessi e dell’acutezzanelle questioni di genere.
Tutti noi abbiamo una responsabilità, anche nella vita quotidiana, poiché non c’è più spazio per le battute di cattivo gusto, per le frasi sessiste o per i comportamenti inappropriati fatti sotto il pretesto dello scherzo. Tutto questo deriva da una visione distorta e dannosa della società. È nostro dovere essere i primi a ribellarci, a discutere, anche se ciò significa sembrare pesanti o noiosi. Indipendentemente dal tuo genere e dalla relazione con chi commette tali comportamenti, non rimanere in silenzio. Non permettere a persone misogine di avere spazio nella tua vita, non alimentare questo sistema dannoso. E se noti qualcosa di sbagliato, agisci. Non fingere di non vedere, perché l’indifferenza e l’omertà sono tra i mali più profondi della nostra società. Se non fai nulla, allora sarai complice quanto quei responsabili stessi.
La realtà è che hai il potere di influenzare il cambiamento, ma devi fare la scelta consapevole di rompere questo circolo vizioso.E se non lo fai, allora devi accettare il fatto che sei parte del problema, un complice nell’ingiustizia e nel dolore che le donne subiscono ogni giorno. Non puoi ignorare la verità scomoda: che sei responsabile di creare un mondo in cui la misoginia prospera. È tempo di svegliarsi e fare la tua parte per spezzare le catene di questa cultura tossica.

 

Aurora Manzo

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