L’emozione di vivere qualche ora in udienza generale con Papa Francesco

Descrivere le emozioni, soprattutto quando queste si manifestano con particolare intensità, non è impresa facile per nessuno di noi. Ci sono emozioni profonde che spesso ti fanno diventare egoista fino al punto di non volerle condividere con nessuno, se non con te stesso. Tutto ciò che rientra nella sfera emotiva personale ha la legittimità di essere privata, quasi che a volerla raccontare ad altri significherebbe sminuirla nell’intento di condividerla. Tuttavia, quando una nostra emozione provata è così profonda, raccontarla significa anche rendere partecipe e incuriosire coloro i quali certi momenti magici non li hanno vissuti. Personalmente ritengo che l’esternazione dei propri sentimenti e delle emozioni che viviamo nella nostra vita, sia un fatto importante per sé e per gli altri. Chi mi conosce ormai da anni sa che vivo di emozioni e di sentimenti, i quali sono connaturati in me fin dal giorno in cui sono nato. E a seguito di questo mio modo di essere, io che amo descrivere la vita in tutte le sue sfaccettature, mi sento gratificato intimamente quando attraverso la narrazione delle mie emozioni riesco a coinvolgere l’attenzione di chi legge ciò che scrivo. E così, alla luce di quanto detto, provo a descrivere l’emozione di essere stato a Roma per l’ennesima volta in Sala Nervi, dopo avere ricevuto l’invito della Prefettura della Casa Pontificia della Città del Vaticano. L’immensa sala gremita di fedeli arrivati da tutto il mondo, di diversa etnia, cultura, colore della pelle, pur non essendosi mai visti prima, si è stretta in fratellanza sentendosi uniti in Dio. E’ affascinante e coinvolgente il pensiero che Dio tutto unisce e nulla divide. Eravamo tutti lì per un unico scopo, quello di pregare e sentire Dio assieme a Francesco, il Papa amico di tutti e carezzevole nei modi, nei gesti, nelle parole. Al centro del palco c’è una grande sedia bianca dove da lì a poco si sarebbe seduto proprio lui, Papa Francesco. Ed ecco, appena entra in maniera claudicante, tutti ci siamo alzati in piedi in segno di rispetto. Non nascondo che vedere quella tenera scena mi ha fatto venire un groppo in gola. Era l’emozione di vedere il mio grande personaggio che si fa umile perché lui è fondamentalmente umile nel proporre sempre quel: Per favore, non dimenticate di pregare per me”. Un discorso semplice, dato anche da una voce flebile che si rende ancora più dolce e tenera quando dice ai potenti del mondo: Basta con le guerre, con le distruzioni, con le uccisioni di persone e soprattutto di bambini”. Sì, proprio quei bambini che Papa Francesco ha sempre nel cuore con la tenerezza che solo un animo così docile può avere. E poi il seguito di tante traduzioni nelle varie lingue, con saluti speciali ai giovani sposi e alle congregazioni italiane, spagnole, tedesche, inglesi, americane e ancora tanto, tanto di più. Così, dopo avere recitato assieme a noi il Padre Nostro in latino, Papa Francesco ha dato la sua Benedizione a tutti noi presenti in Sala. Questo ha suggellato la fine di una giornata e di un incontro particolare che non è dato dal solo fatto di avere visto da vicino Francesco, ma anche di avere assorbito quella grande vitamina spirituale capace di rinvigorire l’anima. E poi quel senso dell’umano che mi ha fatto pensare quanto il mondo sia alle mercé dei potenti e delle industrie delle armi, piuttosto che dalla diatriba dei singoli popoli i quali sono condotti a essere gli uni contro gli altri ad arte, per interessi economici stratosferici. Ma allora perché vivere questo male del mondo, quando ho visto fiumane di persone, gente diversa capace di intendere la loro fratellanza attraverso lo sguardo, i gesti, la voglia di stringersi a Papa Francesco, anche se il verbo veniva inibito dalla lingua diversa. Perché? Ecco, tutto questo mi è rimasto dentro l’anima trascinandomi in pensieri e buoni propositi di particolare intensità emotiva. Ma è stato bello, perché mi ha arricchito interiormente!

Salvino Cavallaro          

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