SILENZIO SUL SET: IL LATO OSCURO DELLA TV PER BAMBINI

Serie come The Amanda Show, Drake & Josh, All That, Zoey 101 e iCarly sono praticamente un must per chiunque si sia appassionato alle produzioni televisive per giovani targate Nickelodeon. Questi spettacoli hanno lasciato un’impronta indelebile sull’infanzia e l’adolescenza di molti, ma come spesso accade, dietro le luci della ribalta si nascondono segreti oscuri. Il documentario “Quiet on Set: The Dark Side of Kids TV” realizzato da Investigation Discovery  , ha fatto scalpore negli Stati Uniti, portando alla luce diversi casi di problemi all’interno dei set di produzione.

Il documentario è stato presentato solo lo scorso fine settimana e, sebbene non sia ancora arrivato in Italia, ha già scatenato un’onda di discussioni e polemiche negli U.S.A. Attraverso quattro episodi, la serie esplora il dietro le quinte di Nickelodeon, concentrando l’attenzione sull’ambiente controverso durante la gestione dell’ex produttore Dan Schneider. Testimoni hanno raccontato di situazioni dannose e abusi – verbali e sessuali – che hanno coinvolto un gran numero di giovani attori.

Durante la visione del documentario, è stato trattato il caso di Brian Peck, un coach di recitazione impiegato presso Nickelodeon, il quale è stato condannato dopo le accuse di abusi sessuali nei confronti di Drake Bell, conosciuto per il suo ruolo nella serie televisiva Drake & Josh. Bell ha condiviso per la prima volta la sua esperienza nel documentario, descrivendo come sia stato soggetto a manipolazioni e violenze fisiche da parte di Peck, che lo ha separato dalla figura paterna e ha sfruttato la mancanza di supporto materno durante le audizioni. All’epoca dei fatti, Bell aveva 15 anni mentre Peck ne aveva 41. L’istruttore è stato arrestato nel 2003 e condannato nel 2004 per abusi su un minore di cui all’epoca non era stata rivelata l’identità (ad oggi sappiamo che è Drake Bell). Ma nonostante le gravissime accuse mosse contro di lui, Peck è stato comunque sostenuto da diverse personalità di Hollywood, viene spiegato nel documentario; difatti Kyle Sullivan, un ex membro del cast di All that, ha rivelato che Peck godeva di una certa stima nonostante fossero presenti segnali d’allarme evidenti: interpretava Pickle Boy, un personaggio ricorrente in vari programmi di Nickelodeon, e taluni ritenevano che gli sketch in cui compariva avessero un contenuto palesemente a sfondo sessuale.

La madre di una giovane attrice di “The Amanda Show”, conosciuta come Brandi, ha  condiviso un’esperienza scioccante riguardante Jason Handy, un supervisore di produzione di Nickelodeon incaricato di assistere giovani attori e i loro genitori sul set. La donna, identificata solo come MJ, ha rivelato come Handy abbia richiesto l’indirizzo email di sua figlia e le abbia inviato materiale fotografico e video sessualmente esplicito. Kate Taylor, una giornalista di Business Insider coinvolta nella produzione della serie documentaristica, ha portato alla luce ulteriori dettagli scioccanti: sembra infatti che la polizia abbia scoperto diari appartenenti a Handy in cui egli si definiva apertamente come un pedofilo. Questa rivelazione ha gettato ulteriori ombre sullo scandalo. Handy è stato arrestato solo quattro mesi prima di Brian Peck e quest’ultimo insieme a Ezel Channel, è rimasto impunito fino al 2009. Il documentario mette in evidenza come Channel sia stato condannato solo a sette anni e quattro mesi di prigione per atti osceni su un ragazzo di 14 anni e per avergli mostrato materiale pornografico sul set, ma ancora più inquietante è il fatto che Channel avesse precedenti penali per reati sessuali prima di essere assunto dalla rete.

La serie fa luce anche sulla relazione professionale tra Amanda Bynes e Schneider, che ha scoperto e lanciato la giovane attrice inserendola in All That quando aveva solo 10 anni, prima di darle uno spin-off a 13. Nonostante il successo raggiunto, Bynes ha combattuto apertamente con la sua salute mentale per oltre un decennio. La mancanza di partecipazione di Bynes al documentario ha spinto gli autori a condurre nuove interviste con membri del cast e della troupe, oltre che con sceneggiatori delle produzioni trattate nella serie, al fine di raccontare la storia. “Abbiamo cercato di coinvolgere tutti coloro che potessimo”, afferma la co-regista Emma Schwartz “e siamo grati alle persone che hanno accettato”. Amanda ad oggi sta continuando le sue battaglie con la salute mentale, che hanno portato alla sua custodia psichiatrica nel marzo 2023 dopo che fino al 2022 era stata sotto conservatorship per quasi nove anni. L’ex attrice ha difatti dichiarato qualche tempo fa che soffre di disordine bipolare-maniaco depressivo e schizofrenia.

La montatrice dello show, Karyn Finley Thompson, ha segnalato interazioni discutibili tra Bynes e Schneider, che era più grande di 20 anni, dicendo: “Ho visto sicuramente Amanda essere molto vicina fisicamente a Dan. Molte volte ho visto Amanda seduta dietro di lui abbracciarlo, o fargli un massaggio al collo”. C’era anche uno strano sketch in onda con Bynes in costume da bagno in una vasca idromassaggio accanto a un Schneider vestito. Schneider ha anche creato un personaggio per Bynes chiamato “Penelope Taynt”, un linguaggio sessuale palese che in qualche modo ha superato i censuratori. Nel documentario veniamo conoscenza del significato celato dietro il nome del personaggio di Penelope Taynt, che era basato su un gergo che si riferisce al perineo:”Lui [Schneider] ha inventato il nome Penelope Taynt. Il ‘taint’ è la parte del corpo che si trova tra il pene e l’ano”, ha spiegato Jenny Kilgen nella serie. Kilgen ha affermato che Schneider ha detto agli sceneggiatori di non dire cosa significasse realmente quella parola e che “Voleva che tenessimo quel segreto”.

Gli attori di All That hanno parlato della preferenza ovvia di Schneider per Bynes e nel documentario, l’attrice Katrina Johnson ha parlato di sentirsi sostituita quando è stata portata Bynes. L’attore Leon Frierson ha parlato del fatto che i bambini frequentavano la scuola sul set, ma spesso Amanda “sarebbe semplicemente scomparsa. Molte volte sentivamo dire che era con Dan, proponendo idee e scrivendo”. Ma effettivamente non si sa cosa accadesse realmente dietro quelle porte.

Anche Jennette McCurdy (Sam di Sam & Cat e di ICarly di cui Schneider era creatore) fece delle accuse dapprima indirette, pubblicando un vine in cui imitava le sembianze di Amanda Bynes dopo i diversi traumi subiti. Jenette nel vine dice “Ciao Dan Schneider, so che guardi i miei vines, ti piacciono i miei vines? Guarda cosa mi hai fatto”. Non solo, qualche tempo dopo la stessa Janette aveva rivelato nella sua autobiografia, che Schneider avrebbe incoraggiato l’attrice a bere alcolici quando aveva solo 18 anni e avrebbe massaggiato in modo inappropriato le sue spalle quando era ancora minorenne. Inoltre, sarebbe stata fotografata in bikini durante una prova di look e avrebbe subito abusi emotivi da parte dei creatori del programma, con conseguenti attacchi di panico.

McCurdy ha anche denunciato che Nickelodeon avrebbe offerto la somma di 300.000 dollari per evitare di rendere pubblici gli abusi subiti sul set dello spettacolo televisivo. Inoltre, l’attrice ha sottolineato che Schneider avrebbe fatto riprendere i piedi dei giovani attori, creando dei video che teneva per sé stesso. L’attrice ha anche accusato Schneider di essere un feticista e di aver diretto alcune scene del programma che erano poco adatte ai bambini e molto ambigue.

E anche nel documentario emerge chiaramente che il produttore Dan Schneider aveva un evidente interesse ossessivo per i piedi delle attrici. Numerose sono le situazioni in cui le giovani attrici sono state coinvolte in scene in cui dovevano manipolare i propri piedi o quelli dei loro colleghi; un esempio è rappresentato dalla scena in cui ad Ariana Grande è stato richiesto di mettere un piede in bocca mentre interpretava il suo personaggio in Victorious, Cat.

E proprio Dan Schneider ha rotto il silenzio proprio qualche giorno fa, dopo aver visto il documentario “Quiet on Set”. Nell’intervista, Schneider ha ammesso di aver affrontato comportamenti passati di cui si pente e ha espresso rimorso per il dolore causato. Ha discusso delle accuse di condizioni tossiche sul set e di abusi contro attori bambini, incluso il caso di aggressione sessuale di Brian Peck, coinvolgendo Drake Bell. Ha anche parlato degli errori commessi e ha espresso dispiacere per gli “scherzi inappropriati” sul set. Schneider ha dichiarato che se avesse potuto tornare indietro, avrebbe trattato le persone in modo diverso.

Purtroppo però questo non è possibile, e ci si chiede come una persona del genere non solo sia in completa libertà dopo ciò che ha fatto, ma che abbia addirittura la possibilità di esprimersi con delle becere scuse che di certo non daranno indietro anni preziosi e un’innocenza che non torneranno più e che anzi, si sono trasformati in un incubo ad occhi aperti. Un incubo che era palesato dinnanzi a tutti, dipendenti e genitori, dato che queste erano informazioni di comune conoscenza all’interno Nickelodeon: un’omertà radicata dunque, proprio da parte quegli adulti che avrebbero dovuto tutelare questi ragazzi, che all’epoca erano solo dei bambini.

Aurora Bizio 

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