Caro Alexei Navalny: “Ti hanno ucciso”.

Milioni di noi oggi piangono la tua morte con la tua famiglia e rendono tributo alla tua memoria.

Non ci sono parole per descrivere il tuo coraggio. Quel coraggio che tutti i dittatori da sempre temono perché spinge le persone a ribellarsi alla tirannia.

Il prezzo che hai dovuto pagare è altissimo: avvelenato, imprigionato e ora la morte.

Stiamo trattenendo il respiro mentre infuriano le guerre in Ucraina e nel Medio Oriente. Di fronte a questi tempi bui, la tua eredità ci darà forza. Non possiamo arrenderci davanti alla distruzione delle nostre democrazie.

La tua memoria sarà la nostra forza

Alexei Navalny come Mahatma Gandhi, come Nelson Mandela, come Martin Luther King, come tanti altri nomi eccellenti che hanno pagato con la vita il desiderio di difendere i diritti umani, la giustizia, l’amore contro l’odio. Ma che cos’è mai questo serpeggiare di eterno rancore umano, di esecrazione, di ostilità che rende l’uomo un essere così miserabile nell’animo. E che cos’è questo nascondere vigliaccamente la mano che è stata capace di uccidere. E’ l’omertà del silenzio dove tutto fai immaginare ma niente fai apparire. L’atroce morte di Alexei Navalny mi ha fatto riflettere come per certi aspetti in questo mondo così ammantato di ipocrisia ci sia l’irrecuperabile senso dell’ammettere anche certa lampante violenza scaturita dall’odio, da quell’irrefrenabile desiderio di fartela pagare. Pensieri che si intrecciano a tutti i livelli umani, brutture che partono dai grandi Poteri politici di Stato e si propagano a macchia d’olio su tutti i ceti sociali. Tu perché sei nero, tu perché sei bianco, tu perché fai parte di una tale religione, di un colore politico e di tutto ciò che p influenzare le masse contro il mio essere dittatore, tiranno e fautore di un sistema totalitario dove non ci può essere democrazia, libertà di pensiero, di agire, di vivere: tu per me sei da eliminare. Detto molto semplicemente, questo è il dramma umano da sempre, da che esiste il mondo. E mentre la storia che ci ha raccontato le pagine più buie fin dall’era prima di Cristo, non riesce a modificare le menti, l’anima, il cuore a non sbagliare più e capire che con l’odio non si va da nessuna parte, non resta nulla, non fa vincere, fa perdere anche quando credi di avere vinto. E poi cosa resta se non la distruzione e l’irreparabilità di avere ucciso un uomo che ora giace inerme perché la pensava diversamente da te e voleva aiutare a far capire i grandi valori della libertà, di quel senso dello Stato capace di riconoscere i diritti umani in una qualità di vita e di espressione di pensiero che nasce con l’uomo. Eppure, Alexei Navalny, carismatico e coraggioso uomo di pace è stato prima avvelenato, poi imprigionato in un ambiente che nulla aveva di umano e dopo è stato ucciso, finito come chi non potendo più parlare, combattere per la difesa della libertà e dei principi umani, non rappresenti più un pericolo per lo Stato totalitario che impone l’irragionevole senso del divieto di vivere liberamente. Ma sappiamo che per arrivare a tutto ciò non basta togliere di mezzo chi ti ha disturbato, influenzando con il proprio seme piantato sul terreno quella voglia di risorgere dalle ceneri come l’Araba Fenice. No, uccidendo e chiudendo la bocca al bene ti sei illuso che tutto sia finito, quando invece non hai pensato che tutto continua in lui che non c’è più, che l’hai tolto di mezzo. Un atto illusorio il tuo odio che non ha risolto nulla, anzi ha creato la forza al bene di rinascere e ricominciare. Proprio come la vita, la cui storia non smetterà mai di presentarci le pagine più buie rappresentate dall’eterna lotta tra il bene e il male.

Salvino Cavallaro                

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